Charlotte senza glutine con savoiardi e crema al limoncello

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Come utilizzare pochi savoiardi rimasti dall’ultima infornata?
L’idea l’ho avuta sfogliando la rivista “Alice Cucina”: una charlotte, un dolce al cucchiaio che, tra l’altro, non faccio spesso.
La charlotte è un dessert di origine francese, composto da una crema circondata da una corona di savoiardi.
Sembra che il dolce sia stato creato la prima volta per la regina Carlotta, moglie di Giorgio III e da qui il nome.
Al posto delle meringhe, sbriciolate nella crema della ricetta originale, ho usato gli amaretti.
Il limoncello…beh …quello è home made: invecchiando diventa sempre più buono!
Ho diminuito la dose di zucchero e ora, dopo aver ormai spazzolato tutto il dolce (ideale con il caldo di questi giorni: servito freddo è molto buono), devo annotarmi che si potrebbe anche omettere: bastano gli amaretti ad addolcire la crema e si esalterebbe di più il gusto del limoncello.
I miei savoiardi erano pochi, non bastavano a coprire tutto lo spazio intorno e anche la base dello stampo, per questo ho messo gli amaretti e la corona esterna, ahimè, è scomparsa tra la crema, ma…il dolce è buono, garantito!!

DIFFICOLTÀ: facile

INTOLLERANZE:
senza glutine, senza frutta secca, senza crostacei

INGREDIENTI RICETTA:

Savoiardi (se non sono home made come i miei:

Savoiardi senza glutine all’arancia

vedere prontuario AIC Assoc. Italiana Celiachia)
1/2 litro di latte
50 g di amido di mais (vedere prontuario AIC Assoc. Italiana Celiachia)
50 g di zucchero (100 nella ricetta originale)
150 g di amaretti (vedere prontuario AIC Assoc. Italiana Celiachia)
1/2 bicchiere di limoncello
1 limone

PROCEDIMENTO RICETTA:

In una casseruola mettere il latte, lo zucchero, l’amido e amalgamare tutto a freddo.

Trasferire su fuoco basso, tenere mescolato e cuocere fino a quando la crema farà le prime bolle.
Togliere dal fuoco, aggiungere il limoncello, la scorza grattugiata del limone e far intiepidire.

Unire 120 g di amaretti sbriciolati (gli altri lasciarli interi) e amalgamare.
Foderare uno stampo tondo con pellicola trasparente, disporre i savoiardi sui bordi e sul fondo, riempire con la crema e chiudere con gli amaretti interi.

Mettere in frigorifero per una notte.

Sformare il dolce, togliere la pellicola e servire.

Isola di Trimelone: bellezza, leggenda e verità

Lungo la sponda veronese dell’alto Garda, di fronte ad Assenza di Brenzone, nelle acque prospicienti lo Yacht club Acquafresca, dove è ormeggiata StellaMaris, a poche centinaia di metri dalla riva si trova l’isola di Trimelone.
Sfruttata nel corso dei secoli come rifugio per la gente del posto, durante le invasioni barbariche venne fortificata con un castello, abbattuto successivamente da Federico Barbarossa.
Nel 1909 diventò un distaccamento militare per fanti e bersaglieri e finita la prima guerra mondiale trasformata in un cantiere per lo stoccaggio di ordigni bellici.
Quest’isola è stata per molti decenni militarizzata ed adibita a polveriera naturale.

Nella notte del 5 ottobre del 1954 una forte esplosione distrusse almeno metà isola.
Fu talmente violenta da proiettare rocce e manufatti del peso di oltre 15 tonnellate all’interno del Lago di Garda, con una durata di tre giorni e tre notti, depositando su tutto il fondale attorno all’isola migliaia di ordigni e casse di esplosivo di ogni tipo.

Nel 1945, al termine della seconda guerra mondiale i militari della Wermacht tedesca, durante la ritirata verso il Brennero, scaricarono granate e proiettili nei pressi della riva orientale del lago, tra Malcesine e Riva, ma anche l’esercito italiano e americano avrebbero utilizzato il lago come discarica per armi ed esplosivo.

Nelle acque del lago vennero cercate anche casse contenenti reperti, oro e documenti riguardanti Benito Mussolini e la RSI.
A tal proposito si è creata una leggenda: come insegnano i pirati, i tesori si nascondono su un’isola e quest’isola potrebbe essere Trimelone….
Ad alimentare il mistero fu anche la coincidenza di una commissione di casse di legno fatta ai falegnami di Gargnano, caricate poi su imbarcazioni non certo per essere nascoste in acqua e quindi perché non custodite su Trimelone, pensata sempre come una fortezza?
Da immersioni fatte sotto l’isola sono emersi due enormi lastroni di pietra, privi della flora subacquea perché immersi da tempo relativamente recente e a cosa servivano se non per coprire con ostacoli inamovibili qualcosa di prezioso?

Non tutti rammentano che proprio l’isola di Trimelone è stata scelta da un rassegnato Mussolini per l’ultima intervista nella quale egli fa un resoconto della sua esperienza, prima della caduta finale.
Il 20 marzo 1945 il giornalista Ivanoe Fossani si trova nell’isola, dominata dai resti di un vecchio forte. Alla catena un feroce cane lupo di guardia che si calma solo con le carezze del duce.
Un’isola e un cane molto conosciuti da Mussolini…..come mai?….. l’esplosione notturna del 1954 potrebbe essere opera di ricerche e ritrovamenti di chi ne sapeva di più?

Tra il 2006 e il 2009, con il coinvolgimento della Marina militare italiana, dei carabinieri, di numerosi subacquei e dei militari di Legnago, furono trovati oltre centomila pezzi di artiglieria della prima e della seconda guerra mondiale; proiettili, granate, bombe incendiarie al fosforo e residuati bellici che furono successivamente fatti esplodere nelle cave di Torri e di Caprino.

Oggi l’isola di Trimelone è un’oasi ambientale, la Società botanica italiana ha classificato sull’isola pioppi, oleandri, seneci, sambuchi e rovi.
Si possono vedere ancora parte degli edifici militari: la vecchia caserma, il fortino e anche un piccolo porto ormai smantellato.
Sull’isola è in vigore il divieto di sbarco, di attracco, di pesca e di avvicinamento e all’interno delle casematte sono stoccati ancora centinaia di bossoli di ordigni e di spolette di ogni genere.

Trimelone, chiamata anche isola dei gabbiani, è ormai il regno incontrastato dei suoi unici abitanti, i numerosi gabbiani e cormorani che qui vivono indisturbati.

Per ammirare Trimelone in tutto il suo splendore la barca a vela è ideale: scivolando sull’acqua si possono sentire gli stridii dei gabbiani che osservano senza timore il passaggio silenzioso delle vele e, secca permettendo, ci si può avvicinare abbastanza per godere di questa natura selvaggia:
Grazie StellaMaris!

Ps: un particolare ringraziamento a chi ha condiviso sul web il suo sapere e le sue esperienze, che mi hanno permesso di apprendere molte cose, in parte qui scritte, arricchendo la mia cultura e l’interesse per questi luoghi a noi tanto cari!

Pilzgröstl (rosticciata) senza glutine con finferli e speck

Piatto tipico della gastronomia altoatesina, il pilzgröstl o rosticciata ai funghi, è una spadellata di patate, funghi e speck, nato dall’esigenza di riciclare gli avanzi, in particolar modo patate, senza trascurare la squisitezza della preparazione.
Il nome in lingua originale risulta alquanto intraducibile e misterioso ma una volta assaggiato, anzi, già dai profumi che si sprigionano in cottura, si preannuncia un appagamento dei sensi!
Sarebbe opportuno cuocere le patate il giorno prima, per averle completamente raffreddate al momento di rosolarle.
Questa ricetta è perfetta per i miei finferli freschi ma si può usare qualsiasi fungo: da provare anche con i porcini (quanto mi piacciono!).
Purtroppo non ho i semi di cumino per condire le patate arrostite, ma ho già provveduto a questa mancanza: in nota nella prossima spesa.

DIFFICOLTÀ: facile

INTOLLERANZE:
senza glutine, senza uova, senza frutta secca, senza latticini, senza crostacei

INGREDIENTI RICETTA:

Patate
Speck (ho usato speck Segata, senza glutine e senza latticini)
Funghi finferli freschi
Cipolla
Sale e pepe nero
Olio extravergine di oliva

PROCEDIMENTO RICETTA:

Lavare, lessare le patate, scolarle e lasciarle raffreddare.

Pulire e lavare i finferli, saltarli in padella con mezza cipolla e qualche cucchiaio di olio; salare e proseguire la cottura a fuoco moderato per circa 30 minuti.

Tagliare lo speck e farlo dorare in un tegame antiaderente senza condimento (in alternativa aggiungere un filo di olio e rosolare).

Sbucciare le patate, tagliarle a fette spesse e metterle in un’altra padella con olio e l’altra metà cipolla e farle saltare per qualche minuto fin che saranno dorate.

Aggiungere i finferli, aggiustare di sale e pepe e cospargere il gröstl con lo speck.

Guten appetit ……..o mahlzeit….fate voi!

Colazione senza glutine: cake allo yogurt, limone e semi di papavero

Una dolce ricetta per utilizzare i semi di papavero.
I semi di papavero sono antistaminici, contengono antiossidanti, acidi e grassi omega 6, calcio e vitamina E; combattono ansia e stress: usiamoli!
Questo cake è ottimo per la colazione del mattino; dopo qualche giorno (se rimane!) scaldato sulla griglia tira fuori tutto il profumo originale.
Le mie modifiche: ho diminuito la dose di zucchero e di olio e al posto dello yogurt naturale ho usato yogurt alla vaniglia o al limone (ovviamente adatti ai celiaci) e sono perfetti entrambi i gusti: danno più carattere al dolce.
Ho usato semi di lino e olio di semi di girasole biologici.
Ricetta dal manuale di cucina “Il Cucchiaio d’Argento” (oltre ad avere il libro seguo con interesse anche on line) che ho “sglutinato” e ripetuto con soddisfazione e molti apprezzamenti da parte di chi ha assaggiato il dolce.

DIFFICOLTÀ: facile

INTOLLERANZE:
senza glutine, senza frutta secca, senza crostacei

INGREDIENTI RICETTA:

300 g di farina Biaglut per dolci
150 g di zucchero semolato (370 nella ricetta originale)
280 g di yogurt alla vaniglia o al limone (vedere prontuario AIC Assoc. Italiana Celiachia)
140 ml di olio di semi di girasole (180 nella ricetta originale)
Il succo di 2 limoni e la scorza grattugiata di 1
2 uova
1 cucchiaino di vaniglia in polvere Rapunzel
1 cucchiaio di semi di papavero (ho usato Nutri Free, senza glutine)
1 bustina di lievito per dolci (vedere prontuario AIC Associaz. Italiana Celiachia)
Un pizzico di sale

PROCEDIMENTO RICETTA:

Sbattere le uova con lo zucchero, incorporare a filo l’olio, amalgamare bene poi aggiungere lo yogurt, il succo dei limoni e un pizzico di sale.

Girare con le fruste fin che si ottiene un composto omogeneo.

Mescolare la farina con il lievito, i semi di papavero e la vaniglia in polvere, aggiungere al composto precedente, grattugiare la buccia di un limone e amalgamare il tutto con la foglia del robot.

Versare il composto in uno stampo da plumcake rivestito di carta forno bagnata e strizzata.
Cuocere a 170 gradi per circa 40 minuti.

Sfornare, sformare dallo stampo dopo qualche minuto e lasciar raffreddare prima di togliere la carta forno.

Pizza vegetariana senza glutine, da una idea di Gino Sorbillo

Con una golosa pizza vegetariana Gino Sorbillo ha chiuso la stagione a “la Prova del Cuoco”: arrivederci alla prossima edizione Gino!
Nel frattempo mi eserciterò rifacendo senza glutine le invitanti ricette imparate da questo artista della pizza napoletana.

Ps: per la pizza vegetariana serve una mozzarella adatta, cioè senza caglio animale.
Questo tipo di mozzarella è presente nella grande distribuzione anche con marche molto note.

INGREDIENTI RICETTA:

Per la pizza:
400 g di farina Farmo
200 g di farina Agluten
400 g di acqua
1 cucchiaino di sale
2 misurini di latte in polvere (quello da 0 a 6 mesi, per legge senza glutine-si può anche omettere per una rigorosa pizza vegetariana)
3 cucchiai di olio extravergine di oliva
5 g di lievito di birra fresco

Per il condimento:
Scarola
Olive
Zucchine, melanzane, pomodori, zucca, patate, fagiolini
Scalogno
Olio extravergine di oliva
Mozzarella (facoltativa)

PROCEDIMENTO RICETTA:

Per la pizza:
Mescolare le due farine, Farmo e Agluten.

Impastare 100 g di questo mix in una ciotola con 200 g di acqua, 5 g di lievito di birra.
Coprire e mettere a riposo.

Dopo circa 3 ore l’impasto è fermentato (se vogliamo impieghi di più tenerlo in frigorifero); metterlo nella ciotola impastatrice con il mix di farine rimasto (500g), l’acqua rimanente (200g), il latte in polvere, fare qualche giro, aggiungere l’olio e per ultimo il sale.

Amalgamare bene tutti gli ingredienti e far andare il robot a velocità sostenuta per almeno 5 minuti.

Mettere a lievitare in forno con la sola lucina accesa (con le calde temperature di questi giorni si può tenere a temperatura ambiente).
Meglio coprire l’impasto, altrimenti tende a seccarsi. Io mi sono dimenticata ma anche così la pasta della pizza è riuscita splendidamente buona!

Quando la pasta è raddoppiata, versare sul piano di lavoro cosparso di farina, tagliare in due parti, trasferire su carta forno e spianare con le dita fino ad ottenere due forme ovali.

Condire con la scarola tagliata e fatta appassire con olio e scalogno, aggiungere le olive private del nocciolo e infornare per 7/8 minuti a 280 gradi.

Togliere dal forno e aggiungere a piacere i cornettini scottati in acqua, i cubetti di patata e di zucca lessati e le altre verdure grigliate.

Completare con un filo di olio (non è necessario salare) e infornare per altri 5 minuti.

Prima di servire aggiungere cubetti di mozzarella che si scalderanno col calore della pizza.

Pane e panelle senza glutine

Pane e panelle: uno dei più prelibati panini che io abbia mangiato ultimamente!
Ho visto lo chef Natale Giunta preparare questa ricetta siciliana in TV e mi ha incuriosito: un pane imbottito con delle frittelle di ceci….come sarà?
Per saperlo devo occuparmene personalmente: dove trovo pane e panelle senza glutine e già pronte qui, nella mia città?
Non ho la farina di ceci in dispensa. Nessun problema, rimedio frullando i ceci secchi fino a ridurli in polvere e così sono sicuramente gluten free!!
Ho letto che l’impasto, una volta cotto, si spalma su particolari formine di legno, che ovviamente non ho, oppure si usa un piatto; per Natale Giunta meglio sarebbe spalmare su un piano di marmo e quello ce l’ho. Di mio ho aggiunto il metodo-carta-forno e si è rivelato perfetto anche questo.
Così si può scegliere dove spalmare l’impasto: marmo, piatto o carta forno.
Il pane da imbottire? Ho pensato ai miei panini con poco lievito, ma con una forma diversa : il filoncino.
Ed ecco la mia prima volta di pane e panelle.

DIFFICOLTÀ: facile

INTOLLERANZE:
senza glutine, senza uova, senza frutta secca, senza latticini, senza crostacei

INGREDIENTI RICETTA:

Per il pane:

Panini senza glutine e poco lievito

Per le panelle:

250 g di ceci secchi oppure farina di ceci senza glutine
750 g di acqua
Prezzemolo
Sale e pepe nero

Per friggere:
Olio di semi di arachide

PROCEDIMENTO RICETTA:

Preparare i filoncini di pane e mettere da parte.

Preparare le panelle:

Frullare i ceci fino a ridurli in polvere.

Sciogliere la farina ottenuta nell’acqua con un pizzico di sale e una macinata di pepe e mescolare con una frusta per non formare grumi.

Mettere sul fuoco e cuocere a fuoco basso; tenere mescolato con un cucchiaio di legno perché non si attacchi al fondo.
Quando comincia a bollire cuocere per altri 10 minuti poi, prima di togliere dal fuoco, aggiungere il prezzemolo tritato.

Spalmare l’impasto su carta forno, su un piano di marmo o su un piatto: in tutti e tre i casi le panelle si possono scollare molto bene.

Mettere a scaldare l’olio e quando è arrivato a temperatura (immergendo il manico di un cucchiaio di legno si formano tutto attorno le bollicine), tagliare e friggere le panelle.

Scolare e mettere su un foglio di carta assorbente.

Tagliare i filoncini di pane e imbottirli con le panelle calde.

La bontà di questo panino imbottito mi ha veramente sorpreso!