Buon compleanno capitano!!!

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Tanti auguri al mio capitano….

Quando ti svegli e gli fai gli auguri, tanti auguri e ti senti dire…” Il più bel regalo della mia vita sei tu” ….che puoi fare…ogni cosa è poco in confronto!

A domani per la spiegazione dei dolci, rigorosamente gluten free.
Oggi la mia giornata è dedicata tutta a lui <3

Pesche in panure di nocciole, senza glutine

Si, lo so, mi sto ripetendo con le nocciole, ma nulla vieta di sostituirle con le mandorle, o con le noci o altro tipo di frutta secca, dipende dai gusti e da quello che ci si ritrova in dispensa.
Dal programma televisivo “Uno in cucina” di Alice, durante l’esecuzione di una ricetta, lo chef Gianluca Pistilli ha improvvisato un dessert veloce con le pesche noci.
Non ha dato una vera e propria ricetta, ma ha proposto una semplice soluzione per un veloce dessert, da un’idea che gli è venuta sul momento.
Mi piacciono queste idee estemporanee, è quello che io faccio molto spesso in cucina.
Dalle improvvisazioni a volte escono delle ricette niente male!

DIFFICOLTÀ: facile

INTOLLERANZE:
senza glutine, senza uova, senza latticini, senza crostacei

INGREDIENTI RICETTA:

4 Pesche noci
100 g di nocciole (ho usato quelle di Giffoni, le mie preferite)
Miele di arancio o di acacia o succo di agave (che non ho usato)
Un cucchiaio di zucchero di canna
Un bicchiere di Vin Santo o Passito

PROCEDIMENTO RICETTA:

Lavare, asciugare le pesche noci e tagliarle a spicchi.
Tritare grossolanamente le nocciole.

Per la salsa: in un tegame sciogliere lo zucchero con il Vin Santo, rosolare alcune fette di pesca e frullarle.
(Lo zucchero serve per caramellare meglio la frutta, spiega lo chef)

In altro tegame: sciogliere appena il miele di arancio (se si usa il miele di acacia o il succo di agave si omette questo passaggio perché sono già liquidi).
Passare le rimanenti fette di pesca nel miele e successivamente nelle nocciole tritate.
Io non ho usato il miele ma ho passato velocemente sulla griglia calda le fette di pesca e le ho girate direttamente nel trito di nocciole: non volevo addolcire troppo il mio dessert.

Adagiare le pesche in panure su un letto di salsa e gustarle: grazie Gianluca Pistilli!

Stupendo settembre: ancora Nordic Walking sulle ciclabili dei laghi di Mantova

Dopo la ” camminata nordica” sulla ciclabile del lago di Sopra (o Superiore)

Nordic Walking sulle ciclabili dei laghi di Mantova, la mia città

andiamo in quella che ci fa costeggiare il lago di Mezzo, immettendoci da Via Verona.
Qui un camminamento a sbalzo sul lago ci gratifica di uno stupendo panorama: l’acqua che scolma dal lago di Sopra attraverso il Vasarone forma una rapida e ora spiego il perché.
Il lago Superiore è il più grande dei tre laghi per superficie e volume ed è regolato a una quota di 18 m s.l.m., circa tre metri più alta rispetto ai laghi di Mezzo e Inferiore, al primo dei quali è collegato attraverso il manufatto di sostegno del Vaso di Porto o Vasarone. Questa diga creò il lago Superiore, allontanando il rischio dell’impaludamento e fu chiamata Ponte dei Mulini.
Prendeva il nome da ben dodici mulini, ciascuno dedicato a un Apostolo, che sfruttavano a fini produttivi il salto di acqua esistente tra i laghi.
Il ponte fu coperto a partire dal XV secolo e più volte ristrutturato fino al 1944 quando fu distrutto da un bombardamento aereo.
Fu ricostruito in forma di terrapieno con funzioni idrauliche oltre che di sostegno alla strada e alla linea ferroviaria” (quella che passa a pochi metri da casa mia).
L’attuale assetto dei laghi di Mantova fu creato nel 1190 ad opera dell’ingegnere bergamasco Alberto Pitentino.
Poiché queste opere, monumento di ingegneria idraulica, sono antiche di oltre otto secoli, si è indotti a pensare che i laghi di Mantova siano anch’essi laghi naturali, anziché sbarramenti artificiali del fiume Mincio.
Procedendo nel nostro cammino, passiamo sotto Porta Giulia, unica attuale testimonianza delle fortificazioni d’epoca medievale e rinascimentale.
Fu rifatta nell’anno 1549, probabilmente progettata da Giulio Romano.
Procedendo nel nostro cammino, vediamo sulla sinistra uno scorcio del fabbricato delle Cartiere Burgo e passiamo sotto a vecchi impianti che portavano al lago, per il trasporto via acqua.
Anche qui un insolito incontro: una biscia d’acqua o biscia dal collare, non velenosa, che predilige le aree vicine agli specchi di acqua dolce.
Qui a Mantova è nota col nome di “anza”: questo è un ricordo legato al mio papà, che mi raccontava diversi aneddoti legati a questi serpentelli, non sempre così piccoli….

Per costeggiare la zona sud del lago di Mezzo, passiamo sotto la statale attraverso un sottopasso.
Le sponde sono meta di pescatori superattrezzati, di scolaresche che fanno all’aperto l’ ora di educazione fisica (almeno fin che la stagione lo permette), di atleti e di sportivi in cerca di aria pulita: anche qui il verde non manca.
Nello sfondo, dall’altra parte del lago, quella che abbiamo percorso prima, vediamo stagliarsi l’edificio delle Cartiere Burgo, progettato dall’architetto Pier Luigi Nervi e realizzato tra il 1961 e il 1964.
La particolarità di questa costruzione è quella di contenere in un unico ambiente lungo 250 metri, un’unica macchina a ciclo continuo per trasformare la pasta di legno in carta da giornale.
La soluzione trovata da Nervi per la copertura ha fatto sì che la costruzione fosse denominata “fabbrica sospesa” per i quattro cavi di acciaio sospesi a due “cavalletti” di cemento armato alti 50 metri.
Il 9 febbraio 2013 le macchine della Cartiera Burgo di Mantova si sono fermate, lasciando privi di lavoro i 188 operai alle sue dipendenze.
Alla nostra destra comincia a comparire il Castello di San Giorgio, fortezza militare dei Gonzaga di Mantova, costruito nel 1395 da Bartolino da Novara.
All’interno di questo palazzo si trova quella che viene definita “la più bella camera del mondo”, la Camera Degli Sposi o Camera Picta, affrescata dal Mantegna tra il 1465 e il 1474, meta di illustri visitatori di ogni tempo.
Il Castello fu presto integrato nel più ampio Palazzo Ducale.
Nello skyline è evidente l’assenza della cupola del campanile di Santa Barbara, che non ha resistito alle scosse di terremoto del maggio 2012.
Le motonavi, parcheggiate sul lago di Mezzo, effettuano percorsi sui laghi e sul fiume Po, arrivando fino a Venezia.

Passiamo sulla ciclabile del lago Inferiore costeggiando un bastione e vediamo il Castello di San Giorgio

Ma se si vuole vedere qualcosa di rara bellezza si deve entrare in Mantova dal Ponte di San Giorgio e noi lo facciamo quando percorriamo la ciclabile che costeggia Sparafucile, passando poi per il campo canoa.
A qualsiasi ora del giorno, in qualsiasi stagione questo panorama toglie il fiato.
Rimango sempre stupita da tanta bellezza e non c’è foto che possa renderle grazia!
Ma, facendo un passo indietro, vediamo prima la Casa di Sparafucile, o Rocca di Sparafucile.
Eretta in epoca medievale, era parte delle fortificazioni orientali di Mantova, adibita alla difesa del ponte di San Giorgio.
La sua attuale denominazione si affermò successivamente all’ambientazione sulla “deserta sponda del Mincio”, della osteria del sicario Sparafucile, luogo del tragico epilogo del Rigoletto, una delle più note opere di Giuseppe Verdi.
Qui troviamo un “Parco dell’Arte” con diverse opere immerse nel verde della vegetazione.
Di fianco alla Rocca di Sparafucile c’è un’area di sosta camper mentre di fronte, oltre la statale, c’è il campo canoa o “Centro Canoa Sparafucile” che ospita gare nazionali e internazionali.
Si prosegue su un terrapieno che costeggia la statale e il ponte di San Giorgio e si arriva fino a scorgere il Castello e, più avanti, il porticciolo di Mantova: Porto Catena.
Qui ormeggiate in prevalenza barche a motore e una costruzione galleggiante che ospita un ristorante.
Anche su questo lago sono ormeggiate motonavi per la navigazione turistica.
Si ritorna, ripassando dal campo canoa e da Sparafucile: di chilometri ne abbiamo macinati!!

Filetti di trota salmonata senza glutine, alle nocciole e zucchine

Quando ho visto la ricetta ho pensato a Cristina: va matta per le nocciole e sono sicura che apprezzerebbe questo piatto!
Ho alleggerito la preparazione togliendo la doppia impanatura: la ricetta diceva di passare i filetti prima nella farina, poi nelle uova e successivamente nel trito di nocciole mescolato a del pangrattato.
Eliminando uovo e farina è risultato un fritto non appesantito e profumato unicamente dalle nocciole: queste sono di Giffoni, dalla consistenza e dall’aroma inconfondibile!
Ho la tendenza a non salare il pesce, è già saporito di suo, anche se la trota è un pesce di acqua dolce.
E per la buona usanza del niente si butta, con il trito di nocciole rimasto e un filo di olio ho condito la pasta: maccheroni ammollicati alle nocciole, uno spettacolo!

DIFFICOLTÀ: facile

INTOLLERANZE:
senza glutine, senza uova, senza latticini, senza crostacei

INGREDIENTI RICETTA:

Filetti di trota salmonata
Zucchine
150 g di nocciole pelate
Un rametto di timo
Prezzemolo
Erba cipollina
Foglioline di menta
1 limone
Olio di semi di arachide per friggere
3 cucchiai di olio extravergine di oliva
Sale e pepe

PROCEDIMENTO RICETTA:

Lavare le zucchine, eliminare la parte centrale e tagliarle a pezzetti; scottarle per 1 minuto (non di più) in acqua bollente salata, scolarle e metterle in una terrina.

Lavare e tritare grossolanamente il prezzemolo e la menta; lavare anche il timo e l’erba cipollina e tagliuzzare gli steli.

Preparare una citronette emulsionando il succo del limone, l’olio di oliva, il sale, il pepe e le erbe aromatiche; versarle sulle zucchine.

Dividere i filetti di trota (privati di ogni eventuale lisca) in pezzi di 7-8 cm.

Tritare le nocciole.

In una padella scaldare l’olio per friggere.

Passare i filetti di trota nel trito di nocciole, premendo in modo che aderisca bene al pesce.

Friggerli in olio ben caldo rigirandoli da entrambe le parti con l’aiuto di una paletta.

Prelevarli con una schiumarola e metterli su un foglio di carta assorbente.

Salare i filetti (per me non è necessario) e disporli nel piatto da portata accompagnati dalle zucchine.

Un fritto ogni tanto non fa male, anzi, pare che serva a far lavorare meglio il nostro fegato e, se fatto bene, è così appetitoso e questi filetti alle nocciole sono una vera bontà!

Patate in agrodolce, senza glutine

Un contorno veloce da eseguire e gradevole da mangiare, sia caldo che freddo.
Visto sulla rivista “Alice cucina”, annotato e fatto.
Ho diminuito le dosi di olive nere: mi sembravano esageratamente troppe.
Per i capperi non viene specificato se sott’aceto o sotto sale. Ho preferito usare quelli sott’aceto per il gusto agrodolce della ricetta.

DIFFICOLTÀ: facile

INTOLLERANZE:
senza glutine, senza uova, senza frutta secca, senza crostacei

INGREDIENTI RICETTA:

1 kg di patate a pasta gialla
100 g di olive nere snocciolate (250 nella ricetta originale)
1 cipolla
4 cucchiai di capperi
4 cucchiai di aceto di vino bianco
4 cucchiai di zucchero
Olio extravergine di oliva
Sale e pepe (io non l’ho messo)

PROCEDIMENTO RICETTA:

Sbucciare le patate, sciacquarle e tagliarle a dadini.

Sciacquare i capperi sotto l’acqua corrente fredda.

Affettare la cipolla e rosolarla in padella con un filo di olio, aggiungere i capperi, le olive e le patate.
Regolare di sale ed eventuale pepe.

Bagnare con un bicchiere di acqua e cuocere a fuoco lento fino a che l’acqua non verrà assorbita.

Quando le patate sono cotte, aggiungere l’aceto e lo zucchero, mescolare e far cuocere per altri 5 minuti.

Questo contorno è ottimo anche il giorno dopo, a temperatura ambiente.

Gelato al torrone…abbastanza light, senza glutine

Alla Fiera delle Grazie

Sacro e profano alla Fiera delle Grazie: risotto con il cotechino, senza glutine

non ho comprato solo il cotechino, ma anche dell’ottimo torrone alle nocciole.
Anche questa ormai è diventata una consuetudine.
Tra i banchi di questa fiera ce n’è uno, “il Diavolo del Torrone” dove ho trovato un torrone veramente super, certificato gluten free, completamente artigianale, fatto con miele di acacia e nocciole del Piemonte.
New entry di questa azienda è il torrone senza miele e senza zucchero, adatto anche ai diabetici ed è veramente buono: assaggiato e acquistato!
Per questo gelato però ho usato quello tradizionale alle nocciole.
La ricetta è del maestro gelatiere Guido Martinetti, fondatore con Federico Grom, delle Gelaterie Grom, presenti anche a Mantova e dove si possono trovare gelati gluten free.
Il loro gelato è molto buono e devo ammettere, con soddisfazione, che hanno un occhio di riguardo per i celiaci, come è giusto che sia!
Il mio gelato è leggermente più light della ricetta originale: niente panna, sostituita da un buon latte intero.
Ho usato il mio fedele Gelataio Simac, datato marzo 1988; arranca un po’, ma ancora ce la fa ad offrirmi un buon gelato.
I gelati fatti in casa, dopo qualche giorno di freezer, diventano piuttosto…..solidi.
I congelatori domestici non sono molto adatti a questo tipo di conservazione, cristallizzano facilmente il nostro gelato.
Per questo meglio consumarlo appena fatto e si gusta un gelato genuino, di cui si conoscono gli ingredienti.

DIFFICOLTÀ: facile

INTOLLERANZE:
senza glutine, senza uova*, senza crostacei
*la cialda del torrone è inesistente

INGREDIENTI RICETTA:

60 g di zucchero di canna
10 g di latte magro in polvere (0-6 mesi, senza glutine per legge)
1 punta di cucchiaio di farina di carruba
410 g di latte intero (nella ricetta originale 250 g di latte-160 di panna fresca)
1 cucchiaio di miele d’acacia
100 g di granella di torrone (60 g nella ricetta originale) (ho usato il torrone ” Il Diavolo del Torrone”, in prontuario AIC Associaz. Italiana Celiachia)

PROCEDIMENTO RICETTA:

In un pentolino versare il latte e portarlo ad un punto di ebollizione.
Miscelare gli ingredienti solidi (zucchero, latte in polvere e farina di carruba) e versarli a pioggia nel pentolino e, sempre mescolando, aggiungere un cucchiaio di miele.
Mettere in frigorifero a raffreddare per un paio di ore, così la farina di carruba ha la possibilità di addensarsi.

Togliere dal frigorifero il composto, passarlo nella gelatiera e azionare il raffreddamento.

Spezzettare con un coltello il torrone e aggiungerlo al gelato all’ultimo minuto di mantecatura, poco prima di toglierlo dalla vaschetta, dopo circa 30-35 minuti.

Mettere nel freezer (ma non per troppo tempo!!) in attesa di servirlo o, meglio ancora, consumarlo subito.

È uno dei gelati più buoni della mia produzione.

PS: se non si possiede una gelatiera, mettere il composto nel freezer e tenerlo mescolato ogni mezz’ora fino al completo raffreddamento.

Volersi bene è….prepararsi una piadina alla nutella!

Detto, fatto e condiviso!
Spuntino del pomeriggio: ore 17 di sabato 14 settembre 2013.
Dopo aver preparato la solita piadina light

La mia piadina senza glutine, molto light

con il prosciutto crudo per il capitano, ho pensato che un certo languorino lo sentivo anch’io, ma …..qualcosa di dolce, no?
Il barattolone della Nutella mi ha ammiccato da dietro l’anta della dispensa…potere della comunicazione!!!
Oggi ho fatto una bella sgambata di Nordic Walking sulle nostre ciclabili

Nordic Walking sulle ciclabili dei laghi di Mantova, la mia città

ho fatto un sano movimento e ho nutrito lo spirito con le bellezze di Mantova, perché ora non nutrire anche il corpo?
Buonissima la piadina con il crudo, ma anche la nutella…..
e per oggi non aggiungo altro, lascio tutto all’immaginazione…..

Nordic Walking sulle ciclabili dei laghi di Mantova, la mia città

L’ultima attività sportiva arrivata in casa nostra è il Nordic Walking, o camminata nordica, che, rispetto alla normale camminata, richiede l’applicazione di una forza ai bastoncini che fanno parte dell’attrezzatura.
Ciò facendo, si usa l’intero corpo e si coinvolgono i gruppi muscolari del torace, tricipiti, bicipiti, spalle, addominali e spinali senza tralasciare il movimento delle mani: insomma una manna per il benessere fisico.
Ti pareva che non dovessi imparare anche questo per stare al passo col capitano?
Dopo lo sci, il tennis e la vela, eccomi di nuovo a scuola!
Lasciamo stare la bici, quella la so usare, anche se effettivamente il mio maestro ha dovuto insegnarmi alcune tecniche che non conoscevo per niente..diciamo che ho reimparato anche questa attività sportiva.
Ma torniamo al nordic walking. Devo dire che mi piace e che, a detta del capitano, ho una certa predisposizione: pare che io abbia una coordinazione naturale.
Un po’ quello che mi succede con la vela e che io definisco istinto.
Sento il vento prima che aumenti, prima che gli strumenti lo segnalino e io mi preparo in anticipo. Scherzando, sostengo che sono i miei capelli che lo avvertono, sono le mie antenne….per questo in barca non metto il cappellino!!
Questa mia nuova attività, oltre a far bene alla salute, ha un lato positivo: ci si guarda meglio intorno.
Camminare ti lascia lo spazio per guardare con più calma e anche fotografare, seppur con una certa difficoltà, avendo le mani impegnate dai lacci dei bastoncini, ma ci si può anche fermare ogni tanto per imprimere le meraviglie dei nostri posti…
Cominciamo dai laghi che circondano la mia Mantova: le ciclabili sono una realtà che ci permette di costeggiare i nostri laghi.
Premetto che parto sempre da casa mia: ho la fortuna di essere a due passi dall’ingresso di queste ciclabili.

Cominciamo dal lago di Sopra, con i suoi meravigliosi, invadenti fiori di loto: se non fossero sotto controllo, avrebbero già invaso tutto lo specchio d’acqua. Ma sono talmente belli! Le loro foglie, i caplas, impermeabilissime, su cui si depositano le gocce di pioggia dopo un temporale o la rugiada del mattino…..sono da vedere!!
I piccoli delle gallinelle che camminano sulle foglie delle ninfee….
Qualche incontro non previsto che mi fa cacciare un urlo…..ma forse si è spaventato più lui, lasciamolo nel suo regno…
C’e anche chi fa yoga….il posto ideale.
Tanto verde ovunque….e al rientro, un gradevolissimo incontro: Andrea, l’altro sportivo di famiglia (sono 2, lui e il capitano, io sono la ruota di scorta) che corre per rifarsi lo spirito…
Un sorriso al capitano, uno a me e poi tutti a casa.

Fermiamoci qui. A breve il mio nordic walking passerà per le sponde del lago di Mezzo attraverso Porta Giulia e poi del lago Inferiore, per ammirare il Castello di San Giorgio visto dal lago e tutto lo splendido, lussureggiante verde che mi accompagna.

Sacro e profano alla Fiera delle Grazie: risotto con il cotechino, senza glutine

15 agosto: Festa della Beata Vergine Maria Assunta e antichissima Fiera delle Grazie, a Curtatone di Mantova.
Ogni anno si rinnova questa tradizione, tra sacro e profano, che risale al 1400, anno di costruzione del Santuario della Beata Vergine delle Grazie.
Già nel 1200 nello stesso promontorio, bagnato dal fiume Mincio, in questo paesaggio lacustre di canneti, esisteva un altarino con l’immagine della Madonna col Bambino, a cui i pescatori del lago e i contadini erano particolarmente devoti.
Qui, come ringraziamento per la cessata epidemia di peste che aveva colpito il ducato di Mantova, Francesco Gonzaga fece erigere il tempio, consacrato nel ferragosto del 1406.
L’architetto, Bartolino da Novara, è lo stesso che progettò il Castello di San Giorgio e quello Estense di Ferrara.
I pellegrinaggi alla Madonna delle Grazie crebbero nel corso degli anni: all’immagine della Madonna furono attribuiti molti miracoli e, nota caratteristica, sono gli innumerevoli attestati di ringraziamento qui custoditi.
All’interno si trovano 53 statue ispirate a personaggi della tradizione e della fantasia popolare, molte in cartapesta, la maggior parte spogliate di abiti e oggetti preziosi durante il saccheggio di Napoleone.
Altra nota caratteristica è la presenza di un coccodrillo imbalsamato, appeso alla parte centrale della navata: da piccoli, era quello che ci attirava di più.
Nel corso dei secoli la Fiera, oltre che incontro religioso, divenne anche sede di commercio e di appagamento delle necessità alimentari dei pellegrini e, in questi ultimi anni, anche di scambi culturali.
Dal 1973 il Santuario ospita il “Concorso Internazionale dei madonnari”, artisti del gessetto che disegnano, nel corso della notte tra il 14 e il 15 Agosto, immagini legate ai temi sacri della tradizione cristiana e del Santuario e trasformano il sagrato in una galleria d’arte.
Purtroppo, tali capolavori eseguiti sull’asfalto, sono destinati a sparire al primo temporale.
La figura più caratteristica del variopinto mondo dei madonnari è il mitico Straccetto, promosso dalla giuria maestro madonnaro ” ad honorem” nel 2011.
Toto De Angelis, questo il suo nome, partecipava all’evento da ben 30 anni ininterrotti e io, confesso, andavo per vedere anche lui e il suo carrettino…
Purtroppo è scomparso un mese dopo la sua promozione.

Ma ci sono ben altre cose che caratterizzano la Fiera delle Grazie: il pane fresco (tra l’altro buonissimo) e il cotechino!
Io al pane fresco ho rinunciato (per amore!), ma al cotechino….beh…questo è garantito senza glutine.
Qui non si scherza con i cotechini: sono grossi, sembrano cosce di un maialino, non assomigliano a quelli striminziti che si fanno a casa…e poi il profumo…
Va beh, se non piace il cotechino non si può apprezzare!
E io che ci faccio col cotechino che non entusiasma più di tanto il capitano?
Ci faccio un risotto speciale, anche se questa stagione non gli si addice.
Magari, visti gli ingredienti, sarebbe più adatto al cenone di capodanno: cotechino e lenticchie, per rispettare la tradizione.
Ma io il cotechino speciale ce l’ho adesso.
Lo potrei anche congelare ma sono sicura che non sarebbe la stessa cosa e allora…..risotto sia!
E se ne rimane? Passare il risotto in una padella antiaderente fin che non fa una deliziosa crosticina: ecco il mio riso al salto!

DIFFICOLTÀ: facile

INTOLLERANZE:
senza glutine, senza uova, senza frutta secca, senza latticini, senza crostacei

INGREDIENTI RICETTA:

320 g di riso vialone nano o carnaroli
Una cipolla piccola tritata
Vino bianco secco (questa volta ho usato il Calvados)
200 g di cotechino già cotto
4 cucchiai di lenticchie già cotte
olio extravergine di oliva
Grana grattugiato
Acqua q.b.

Per le lenticchie:

Lenticchie secche
Un trito di sedano, carota e cipolla
Foglie di lauro
Sale
Olio extravergine di oliva
Acqua q.b.

PROCEDIMENTO RICETTA:

Cuocere le lenticchie: dopo averle lavate ripetutamente sotto l’acqua corrente, passarle in un tegame in cui soffrigge l’olio con il trito e le foglie di alloro.
Le lenticchie non vanno mai ammollate, non serve.

Coprire con acqua calda e cuocere per circa 30 minuti.
Se dovessero asciugare troppo, aggiungere acqua bollente.
Salare e mettere da parte.

In una casseruola rosolare dolcemente la cipolla tritata con un cucchiaio di olio extra vergine di oliva.

Aggiungere il riso, tostarlo e quando è diventato quasi trasparente, sfumarlo con il Calvados.

Lasciarlo evaporare poi aggiungere un mestolo di acqua bollente.
Salare.

Mescolare e quando si sarà asciugato aggiungerne un altro.
Continuare fino alla cottura, mescolando spesso per favorire il rilascio dell’amido dal riso.

Dopo circa 10 minuti aggiungere il cotechino a pezzetti e le lenticchie.
A cottura ultimata, deve risultare piuttosto morbido, togliere il risotto dal fuoco e mantecare con un paio di cucchiai di grana e, se serve, un filo di olio.

Per sapere cosa si perde……bisogna solo provarlo!!

Biblioterapia: le mie letture

Due libri in una settimana forse non sono un record, ma comunque un numero che incrementa la media di libri letti in Italia.
Io, veramente, ad innalzare questa media contribuisco senz’altro. Basta entrare nella mia casa e dare un’occhiata in giro: le librerie non bastano a contenerli tutti, i libri invadono ogni spazio disponibile, perfino sui pianerottoli sono riuscita a piazzarli!
Con pentole, casseruole e tegami vari sono i miei soprammobili preferiti.
Libri di ogni genere, in prevalenza romanzi gialli e di cucina, ma non mancano i libri di fiabe o i classici della letteratura e anche vecchie edizioni di psicologia….letti in tempi remoti.
Nessuno è intonso (come se esistessero ancora le pagine accoppiate!!) se si esclude una piccola scorta per gli imprevisti, come questo che mi ha costretto ad un riposo forzato.
Niente di grave, solo alcuni giorni….ma abbastanza per mandarmi in crisi : non sono abituata a rigirarmi i pollici o a piangermi addosso e per fortuna ho l’alternativa.
La lettura mi rilassa, ecco la mia medicina se non posso sbizzarrirmi in cucina!!
Il primo libro “Il ristorante dell’amore ritrovato” di Ito Ogawa, l’ho letteralmente divorato: non so se mi sono svegliata di notte per finirlo o se avevo perso il sonno per altri motivi.
Mi è stato consigliato da Tiziana che ha identificato la sottoscritta nella dolce e determinata Ringo, la protagonista del romanzo che dà vita ad un ristorante, il Lumachino, dove si possono gustare “prelibatezze che fanno bene al cuore”.
Sono lusingata dall’accostamento di questa mia cara amica, ma non ho il potere di “guarire” i miei commensali. Magari così fosse, non smetterei mai di cucinare!
Questa lettura giapponese, romantica e delicata, dai ritmi lenti, si contrappone decisamente al secondo libro che ha accompagnato il mio forzato riposo: “L’ex avvocato” di John Grisham, scrittore statunitense tra i miei preferiti, conosciutissimo in tutto il mondo, autore di moltissimi libri gialli giudiziari.
Ha una scrittura così scorrevole che le pagine volano e ti ritrovi in un attimo all’ultima, provando una sensazione di rammarico per averlo già terminato.
Malcolm Bannister, il protagonista di colore del libro, inizia così il suo racconto: “Sono un avvocato, e sono in prigione. È una lunga storia”.
E una lunga storia lo è davvero. Ha visto la sua vita e la sua carriera di avvocato rovinate da un’ingiusta condanna.
Ha scontato metà della sua pena quando vede la possibilità di uscire dal carcere…
Romanzo trascinante, sorprendente, ingegnoso e appassionante, uno tra i migliori di Grisham in cui si mette in discussione tutto il sistema giudiziario degli Stati Uniti.
Ne faranno un film, sono sicura, lo aspetto!
Il tempo del forzato riposo è finito (fortunatamente!) ma non quello che dedico alla lettura.
Magari do meno spazio a questo hobby: la casa è grande (ma mi piace così) e la cucina mi reclama (anche questo mi sta bene), ma il tempo per leggere è sacro.
Male che vada mi rimane sempre la mia oretta prima di addormentarmi la sera: a quella non rinuncio mai!!

PS: ricordo un periodo in cui, la sera, prima di dormire, a letto, alla luce di una pila, leggevo Topolino, Dylan Dog , Diabolic….
Chissà se chi dico io si ricorda …..a Parma…
Questo per dire che alla lettura non ho mai rinunciato, pur cercando sempre di non dare troppo fastidio a chi divide la stanza con me.
Anche adesso, quando vado a dormire, il libro che leggo è illuminato da uno spicchio della mia Eclisse, la lampada in origine tutta di color arancio, che accompagna le mie letture da tanti, tanti anni….