Il “tiròt” di Felonica, la focaccia mantovana con le cipolle, anche senza glutine


Oggi ho versato molte lacrime! Il motivo? Ho preparato il “tiròt” e le mie sono lacrime…di cipolla 😂😂!
Affettare le cipolle fa piangere e io ne ho tagliato ben mezzo chilo 😳!
Infatti la particolarità del “tiròt”, gustoso prodotto da forno della tradizione contadina, sta nell’abbondante presenza di cipolle che, aggiunta all’impasto in quantità uguale alla farina, rende la focaccia particolarmente profumata.
Il nome “tiròt” compare per la prima volta nel vocabolario mantovano-italiano di Francesco Cherubini del 1827.
Il “tiròt” è un tesoro di arte culinaria della bassa provincia mantovana il cui ingrediente principale è la cipolla bionda, una varietà dolce e dorata, che per quasi duecento anni è stata la principale fonte di reddito degli abitanti dei territori di Felonica, Sermide e Carbonara Po.
Dai primi dell’Ottocento fino agli anni Settanta del secolo scorso, il “tiròt” si preparava solo da maggio a settembre, nel periodo di raccolta delle cipolle bionde.
Di primo mattino le donne, in particolar modo quelle di Felonica, dove è più radicata la tradizione, impastavano le cipolle novelle, tagliate sottilissime, con farina, strutto, sale, lievito e acqua; portavano il “tiròt” al forno del paese per farlo cuocere e da questo il profumo intenso ma gradevole di cipolla invadeva tutte le vie.
La focaccia spesso rappresentava il pranzo degli uomini al lavoro nei campi, oppure veniva consumata a cena, dalla famiglia riunita attorno alla tavola.
Oggi invece viene gustata come antipasto, da sola o con i salumi tipici mantovani.
Il suo nome deriva da “tirare” e si riferisce ad una fase della lavorazione della focaccia, più precisamente quando l’impasto viene “tirato” abilmente con le mani, riempendo tutta la teglia.
La ricetta tradizionale del tempo prevedeva, oltre alle cipolle e allo strutto, conservato dall’uccisione del maiale, l’aggiunta di farina bianca, bene molto pregiato con cui i proprietari terrieri pagavano i braccianti.
Oggi, rispetto ad una volta, il “tiròt” viene proposto nelle panetterie anche in versione più leggera, nella quale lo strutto è stato sostituito con l’olio extravergine d’oliva.
Il ”tiròt” viene cotto in teglie rettangolari e l’impasto, più o meno spesso, tagliato a quadri.
Durante la cottura diventa di un invitante colore giallo paglierino, dal sapore unico e dall’aroma intenso.
Il “tiròt” che si prepara a Felonica ha una consistenza morbida mentre quello di Sermide si distingue per una consistenza più secca.
E il mio “tiròt” senza glutine com’è? Forse un po’ alto, dovrò dimezzare le dosi o aumentare la teglia ma accontenta tutti: morbido nella parte interna, più croccante ai lati, ma comunque lo si preferisca è veramente squisito! Anche chi non ama particolarmente la cipolla lo apprezzerà, garantito!
A Felonica il “tiròt” è un prodotto talmente radicato nel territorio che la “sganzega” (merenda, in dialetto mantovano) la festa del paese, è interamente dedicata a questa focaccia: dal 2013 il “tiròt”, focaccia di Felonica, è diventato Presidio Slow Food.

Ho sglutinato la ricetta del “tiròt” con il proposito di trasmettere la memoria di questa buonissima focaccia a chi non la conosce e scongiurarne l’estinzione, assicurando anche ai celiaci questa opportunità!

DIFFICOLTÀ: facile

INTOLLERANZE:
senza glutine, senza uova, senza latticini, senza frutta secca, senza crostacei

INGREDIENTI RICETTA:

500 g di farina Miscela Pane le Farine dei nostri Sacchi
500 g di cipolla dorata già pulita
125 g di olio extravergine d’oliva (oppure 125 g di strutto) + poco per la teglia
12 g di sale
8 g di lievito di birra secco
480 g di acqua

PROCEDIMENTO RICETTA:

Sbucciare le cipolle, tagliarle a fette sottili e lasciarle riposare, anche qualche ora se possibile.

In una ciotola unire la farina al lievito, aggiungere l’olio e gradatamente l’acqua.

Mescolare poi aggiungere il sale, incorporare le cipolle e lavorare fino ad ottenere un composto omogeneo e molto morbido.
(Questa particolarità avvantaggia molto le farine senza glutine: ecco l’ottima riuscita del “tiròt” anche senza glutine!!)

Versare l’impasto in una latta rettangolare (cm 40×30) precedentemente oliata, distribuirlo su tutta la teglia bagnando spesso le dita e mettere a lievitare in un posto caldo fino al raddoppio (circa 2 ore).

Infornare il “tiròt” a 200 gradi e farlo cuocere per circa 30 minuti o comunque fin quando la superficie risulterà dorata.

Togliere dal forno, lasciar raffreddare qualche minuto e sformare.

Tagliare a quadri e gustare: ottimo caldo ma anche a temperatura ambiente non è per niente male!

Il “tirot” senza glutine è soffice, profumato e gustoso anche il giorno dopo, senza bisogno di essere riscaldato come conviene a molti prodotti da forno senza glutine.

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