Passeggiando nella incontaminata, verdeggiante Val Passiria

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Non importa quanto sia lunga una vacanza ma quanto riesca a rilassarti e a darti la carica per affrontare di nuovo il lavoro, la consuetudine, la vita di tutti i giorni.
Quando la vacanza finisce sembra che il tempo sia volato troppo in fretta e così è stato per me anche questa volta, forse più ancora delle altre.
Dire che sono stata bene, che mi sono trovata bene, che ho apprezzato la cucina, con o senza glutine, le persone, i luoghi, il verde, i fiori, le molte, colorate e rigogliose ortensie e persino la pioggia e i temporali, tutti solo al momento giusto, senza togliermi il piacere di lunghe camminate nei prati e nelle ciclabili immerse nel verde più verde che abbia mai visto, affiancata spesso dal rumoroso eppur piacevole torrente Passirio che attraversa la valle e che confluisce nell’Adige proprio a Merano.
La Val Passiria si estende dalla conca di questa città (luogo di ritrovo e partenza di numerosi ciclisti e appassionati di mountain bike) fino ai passi Rombo e Giovo, in mezzo al parco naturale del Gruppo Tessa, tra le Alpi Venoste e le Alpi dello Stubai.
I comuni che ne fanno parte sono San Martino in Passiria, Moso in Passiria, San Leonardo in Passiria, Rifiano, Caines, Tirolo e Scena.

Località principale della incontaminata Val Passiria è San Leonardo in Passiria, paese natale di Andreas Hofer (1767), l’eroe tirolese che combatté sul Monte Bergisel (nei pressi di Innsbruck) durante la rivolta del popolo del Tirolo contro Napoleone nel 1809.
Fu catturato dai francesi e condannato a morte a Mantova, dove fu fucilato nel 1810.
Ad Andreas Hofer è stato dedicato in San Leonardo in Passiria il museo “Sandwirt”, con sede nello storico maso Sandhof, casa natale di Andreas Hofer.
Qui vengono narrate, attraverso un breve filmato, le fasi della vita di Andreas Hofer e la storia della battaglia per la libertà del Tirolo: da barbuto oste, a commerciante di bestiame, a capo dei ribelli ed infine eroe.
La mostra si accosta con simpatia al popolare eroe tirolese e fa luce sul pensiero di Hofer, che dopo le sconfitte stava perdendo fiducia in Dio e nell’imperatore e rende noto come i posteri abbiano fatto di Hofer un eroe malgrado il suo fallimento.
Diversi oggetti risalenti a quell’epoca arricchiscono l’esposizione di circa 500 mq.
A ricordo della piacevole e istruttiva visita una macchina permette di coniare una moneta con l’effigie dell’eroe Andreas Hofer.

Dopo lunghe camminate su e giù per la vallata è molto piacevole rientrare…..a casa!
Così si può definire il posto che ci ospitava nel paese di San Leonardo, l’accogliente Pensione Mondschein, gestita, guarda caso, dalla famiglia Hofer: padre, madre e figlie, di cui una celiaca.
Sarà per questo motivo che il menù senza glutine è vario e molto curato e, pregio da non sottovalutare, identico a quello glutinoso.
Piatti uguali all’aspetto ma deglutinati per i celiaci, in tutti i casi ottimi anche al gusto, garantito dal mio assaggio (che celiaca non sono!).
L’atmosfera familiare è accentuata dalla cucina, spazio sempre aperto, a portata di sguardi e i profumi che si spandono già dal mattino sono preludio di una cena gradevole.

Ps: ringrazio la signora Hofer che prima di partire ha arricchito il mio bagaglio con alcune ricette senza glutine della sua cucina e sarò ben felice di condividerle prossimamente su StellaSenzaGlutine.

Uno scrigno pieno di gioielli: Mantova, Capitale Italiana della Cultura 2016

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“Mantova, gioiello del Rinascimento, famosa in tutto il mondo per la sua storia, gli inestimabili tesori d’arte e le bellezze naturali, è stata insignita del titolo di Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2016.
La nomina si deve all’ambizioso progetto che non si limita a valorizzarne il patrimonio storico, ma punta all’elaborazione di nuove politiche culturali che sposino tradizione e innovazione per una nuova Rinascenza”.
Di questa Mantova, degli eventi che si terranno e di tante altre occasioni imperdibili, vi mando al sito ufficiale:

Mantova2016.it

Come città d’arte e di bellezza, questo è il mio modesto contributo fotografico.
Qualche cenno storico, molto scarso in verità, ma sufficiente per avere un’idea della grandezza di Mantova e per invogliare a conoscere questa piccola città, gioiello e vanto di ogni mantovano.

La basilica di Sant’Andrea di Leon Battista Alberti: nella sua cripta si conserva la terra intrisa del sangue di Cristo, portata a Mantova dal centurione romano Longino.
In seguito al ritrovamento di questa reliquia, la madre di Matilde di Canossa, Beatrice di Lotaringia, diede inizio alla basilica, partendo da un primo edificio religioso, dedicato a Sant’Andrea.
La chiesa venne ristrutturata da Leon Battista Alberti su commissione dei Gonzaga per accogliere i numerosi pellegrini che, durante la festa dell’Ascensione, veneravano la reliquia, conservata tutt’ora nei Sacri Vasi, custoditi all’interno dell’altare, nella cripta della basilica.

La Rotonda di San Lorenzo, edificata per volontà di Matilde di Canossa e collegabile alla reliquia del Sangue di Cristo. Così dice la tradizione, ma più verosimilmente costruita su un antico tempio romano, con rari esempi di affreschi di pittura bizantina.
Sconsacrata divenne anche un cortile circolare all’interno del ghetto ebraico mantovano, istituito nel 1610 e abbattuto nel 1798, durante il dominio francese.
Successivamente restaurata, venne riconsegnata al culto nel 1926.

La torre dell’Orologio, edificio rinascimentale situato in piazza delle Erbe, tra il Palazzo della Ragione e la Rotonda di San Lorenzo.
L’edificio, fu costruito nel 1472-1473 dall’architetto Luca Fancelli, sulle basi di un preesistente edificio risalente al XIII secolo. Dalla porta al piano terreno si accede al Palazzo della Ragione.
Alla fine del 1473 sulla torre venne collocato l’orologio astronomico, opera del matematico mantovano Bartolomeo Manfredi, noto anche come Bartolomeo dell’Orologio.
L’orologio indicava le ore ordinarie, degli astrologi e dei pianeti, rilevava il percorso del sole attraverso i segni dello Zodiaco e le fasi lunari.
Smise di funzionare nel 1700.
Il fabbro, maestro orologiaio Alberto Gorla, di Cividale Mantovano, riportò in vita il meccanismo astronomico nel 1989.
All’interno è ospitato il Museo del Tempo, nel quale sono esposti i meccanismi d’epoca dell’orologio e dalla sommità è possibile avere una vista sulla città e sui laghi che la circondano.

Il Duomo, la cattedrale di San Pietro apostolo, di origine paleocristiana, riedificata da Matilde di Canossa, ampliata sotto i Gonzaga e ristrutturata da Giulio Romano che lasciò intatte le pareti perimetrali ma modificò l’interno dando forma simile alla Basilica di San Pietro a Roma.
Alla morte di Giulio Romano i lavori continuarono, dopo lunga interruzione, sotto la guida di Giovan Battista Bertani, che abbandonò parte del progetto.
La facciata, interamente in marmo, è opera di Nicolò Baschiera, ingegnere dell’esercito austriaco.
Il Duomo è situato nella grande Piazza Sordello, dedicata al poeta Mantovano Sordello da Goito, già piazza di San Pietro.

Numerosi i palazzi che arricchiscono questa piazza: il Palazzo Vescovile, Palazzo Acerbi (con la Torre della Gabbia), Palazzo Bonacolsi, Palazzo del Capitano che rappresenta la parte più antica del Palazzo Ducale, reggia dei Gonzaga e precedentemente dei Bonacolsi.
Durante la dominazione austriaca il Palazzo Ducale assunse la denominazione di Palazzo Reale.

Da vedere il Cortile della Cavallerizza, il Giardino Segreto, il Giardino Pensile e il Giardino dei Semplici.
In quest’ultimo numerose le piante medicinali, dette “i semplici”, con le quali i Signori del tempo profumavano i vestiti soprattutto nella stagione invernale.

Il Castello di San Giorgio, monumento rappresentativo di Mantova, residenza dei Gonzaga che si trasferirono dal Palazzo del Capitano lasciando quest’ultimo come abitazione della corte.
È costituito da quattro torri angolari e circondato da un fossato, a difesa della città.
Fu progettato da Bartolino da Novara e ristrutturato dall’architetto Luca Fancelli, con il quale perse la sua funzione militare e difensiva.
Fu residenza di Isabella d’Este, moglie di Francesco II Gonzaga, tra le più celebri nobildonne del Rinascimento che ospitò presso la sua corte artisti e umanisti quali Andrea Mantegna, il Perugino, Leonardo da Vinci, Ludovico Ariosto e Baldassarre Castiglione facendo di Mantova centro artistico e letterario di massimo rispetto.
La Camera degli Sposi, Camera picta (camera dipinta) è tra le sale più famose del Castello.
Capolavoro di Andrea Mantegna che ha ricoperto le pareti e le volte del soffitto con affreschi che dilatano i limiti della stanza e celebrano la dinastia della intera famiglia di Ludovico Gonzaga.
Nelle prigioni del Castello fu imprigionato il patriota tirolese Andreas Hofer, prima di essere giustiziato.
Quando la città venne occupata dagli austriaci, il Castello fu trasformato in carcere di massima sicurezza per gli oppositori e successivamente vennero rinchiusi i Martiri di Belfiore e i patrioti ad essi legati.

Dall’altra parte della città, non molto distante dal centro, a portata di passi, l’opera più celebre di Giulio Romano: Palazzo Te, sorto in una zona paludosa e lacustre, bonificata dai Gonzaga.
All’origine luogo di addestramento dei pregiatissimi cavalli di Francesco II, fu trasformato dal figlio, Federico II, in luogo di svago e riposo dove poter incontrare liberamente l’amante Isabella Boschetti.
Abituato ad agi e raffinatezze, diede l’opportunità all’architetto e pittore Giulio Romano di alternare gli elementi architettonici a quelli naturali che la zona offriva.
Nella costruzione di Palazzo Te Giulio Romano ha espresso tutta la sua bravura e fantasia.
Nel 1530 Palazzo Te venne inaugurato ufficialmente ed in questa occasione l’imperatore Carlo V, riconoscendo la grandiosità dell’opera, conferì a Federico II il titolo di duca: fino ad allora i Gonzaga erano stati marchesi.

Alcune delle numerose, stupende Sale di Palazzo Te:

la Sala dei Giganti (dalle pareti al soffitto la rappresentazione della battaglia dei Giganti che tentano di salire all’Olimpo).

la Sala dei Cavalli (ritratti in grandezza naturale sei destrieri preferiti dei Gonzaga, questa sala era destinata al ballo. Il pavimento non è l’originale del tempo, ma sapientemente rifatto seguendo il disegno del soffitto in legno a cassettoni e rosoni: questo lavoro encomiabile è stato eseguito dal compagno della mia vita e dai bravissimi operai che posarono il pavimento!).

la Sala di Amore e Psiche (sala da pranzo del duca. Ogni parete raffigura la lussuriosa storia di Psiche ed è il simbolo dell’amore del duca per Isabella Boschetti).

La Sala delle Aquile (camera da letto di Federico, ornata al centro della volta con l’affresco della caduta di Fetonte dal carro del sole).

Nel giardino del Palazzo si trovano le Fruttiere, opera dell’architetto Nicolò Sebregondi.
Nella stagione invernale ospitavano piante ed agrumi posti in vasi di terracotta.
Successivamente adibite, assieme alle attigue scuderie, a magazzino militare.
Dopo numerosi e impropri utilizzi nel 1989 vennero restaurate e diventarono sede delle mostre realizzate dal Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te.

Dopo questo cenno storico della mia città (il più è rimasto nella penna come i tantissimi luoghi degni di essere visitati), vorrei fare un passo indietro nel tempo e parlare di Mantova, città romantica e mitologica, che deve le sue origini alla profetessa Manto, figlia dell’indovino Tiresia.
Fuggita da Tebe, si rifugiò in questo luogo palustre dove creò, con le sue lacrime, un lago le cui acque conferivano proprietà profetiche a chi le beveva.
Manto sposò la divinità fluviale Tyberis e il loro figlio, Ocno, fondò una città sulle sponde del Mincio chiamandola Mantua in onore della madre.
Anche Dante Alighieri, nella Divina Commedia, nel XX Canto dell’Inferno, con la guida mantovana Virgilio (considerato il più grande poeta latino, nato ad Andes, oggi Pietole), descrive i dintorni della città e, riferendosi alla leggenda dell’indovina Manto:
” Fer la città sovra quell’ossa morte; e per colei che ‘l loco prima elesse, Mantüa l’appellar senz’altra sorte”

Il fiume Mincio, in prossimità del cuore di Mantova, si allarga creando tre laghi: Superiore, di Mezzo e Inferiore.
Di rara bellezza i tramonti sul Lago Superiore, teatro estivo dell’immancabile e spettacolare fioritura del Fior di Loto.
Una leggenda fa risalire la nascita dei fiori di loto a una storia d’amore: l’amata, una giovane orientale, morì cadendo nelle acque del lago in cui si stava specchiando e l’amato, disperato, prima di gettarsi nel lago per seguire la stessa sorte, vi gettò dei semi del fior di loto affinché il profumo e la delicatezza dei fiori che si aprono nella stagione estiva ricordassero per sempre il profumo e la dolcezza della sua amata.

Un giro turistico costeggiando le meravigliose sponde dei laghi di Mantova, fa bene sia allo spirito che al fisico.
Seguitemi:

https://stellasenzaglutine.com/2013/09/23/stupendo-settembre-ancora-nordic-walking-sulle-ciclabili-dei-laghi-di-mantova/

https://stellasenzaglutine.com/2013/09/11/nordic-walking-sulle-ciclabili-dei-laghi-di-mantova-la-mia-citta/

Dopo aver nutrito lo spirito, un cenno anche alla cucina mantovana.
Bellissimo l’apprezzamento sotto questo aspetto di chi ha definito Mantova città….gustosa!
La cucina mantovana è profondamente legata alle antiche tradizioni contadine:
dal risotto alla pilota ai tortelli di zucca, dagli agnolini ai bigoli con le sardelle passando al pesce in salsa, al cotechino e al cappone alla Gonzaga, per gradire anche grana e mostarda, per terminare con sbrisolona, anello di Monaco, torta delle rose, caldi dolci….un infinito elenco eccelso di portate che ristorano chi ha girato in lungo e in largo la mia piccola città, prezioso scrigno di gioielli unico al mondo!

Invito al Cibus di Parma 2016

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Si è da poco chiuso Cibus, il 18.mo Salone Internazionale dell’alimentazione, svoltosi dal 9 al 12 maggio a Parma, con una straordinaria affluenza di espositori.
Di grande interesse lo spazio dedicato ai prodotti vegetariani, vegani, biologici, con meno grassi, meno sodio o senza glutine per chi ha particolari esigenze alimentari.
Tutti hanno voluto sorprendere il mercato con tantissimi prodotti nuovi, alcuni già in commercio e altri saranno a breve sul mercato italiano e internazionale.

È il caso della novità esclusiva di Piaceri Mediterranei, nota Azienda Italiana che produce una linea completa di prodotti senza glutine e dalla quale ho ricevuto l’invito a partecipare al lancio di questo prodotto.
Si tratta di primi piatti pronti che faciliteranno l’alimentazione del celiaco fuori casa ma anche per chi vuole un piatto cucinato in poco tempo tra le mura domestiche
A differenza di quelli già sul mercato non sono precotti, né liofilizzati e tantomeno surgelati e comunque sempre al sicuro da ogni contaminazione in qualsiasi luogo si consumino.
Basta un microonde e in pochi minuti la pasta si cuoce in sughi diversi, tre per la precisione.
Di seguito all’annuncio di questa novità, lo chef Maradona Youssef, libanese di nascita e triestino d’adozione, uno dei protagonisti e finalista dell’ultima edizione di MasterChef, ha presentato, con molta creatività e lodevole semplicità, diverse tecniche di impiattamento e presentazione dei piatti.

Passeggiando tra gli innumerevoli stands, ho fatto piacevolissimi incontri, tra cui lo chef Marco Scaglione e Manu (l’impareggiabile Cappera) che ho riabbracciato con immenso piacere.
Piacevolissima sorpresa anche l’incontro (sinceramente cercato) con il Maestro Panificatore Giovanni Gandino che brillantemente si è messo in posa per il mio scatto.

In occasione del Cibus, presentato a Parma anche il primo tortellino biologico, senza glutine né lattosio e a lanciarlo non poteva che essere una azienda emiliana.
Ingredienti sono il Parmigiano Reggiano DOP, il Prosciutto Crudo di Modena DOP e la Mortadella di Bologna IGP.
Questi tortellini vogliono andare oltre il prodotto per celiaci, reinterpretando la tradizione culinaria italiana con particolare riguardo alla salute: niente olio di palma, aromi artificiali e farine deglutinate.
L’assaggio è stato positivo, a parte la scelta del condimento: la panna non rientra nei miei gusti ma dai giudizi delle molte persone che mi stavano vicine e assaggiavano con un certo palese piacere (presumo non solo celiache), direi che questo tortellino avrà un buon successo.
Sul mio percorso anche lo stand di Segata, azienda che produce lo speck che preferisco in assoluto e che ha lanciato la mortadella di pollo, profumatissima, golosa e senza glutine, come tutti i suoi salumi.

Passando tra gli stands ho visto prodotti noti, farine o altri ingredienti familiari e altri sconosciuti che mi sono ripromessa di provare, sperando di trovarli facilmente in commercio.

Non ho visitato tutti gli stands purtroppo, nemmeno una giornata intera sarebbe bastata, ma sono uscita dalla Fiera soddisfatta, molto, molto stanca (e meno male che non dovevo guidare per il rientro a casa !!) ma gratificata per le cose viste, per le persone conosciute e per il piacere di riabbracciarne altre.

Dal Cibus di Parma un arrivederci all’anno prossimo.

Il mio lunedì di Pasqua tra la natura: Parco Bertone, la residenza delle cicogne!

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La mia gita “fuori porta” del lunedì dell’Angelo: una immersione in una natura in risveglio, favorita da un sole stupendo e da un venticello tutt’altro che primaverile.
Niente pic nic all’aperto, solo contatto con la natura, nutrimento per cuore e spirito: queste visioni fanno bene, creano emozioni che danno energia!
…e per uscire dal grigiore dell’inverno è quello che ci vuole!
Vi porto con me al Parco Bertone, uno dei più suggestivi parchi botanici del nostro paese.
Questo bosco-giardino si trova nel comune di Goito in provincia di Mantova, nell’Alto Mantovano.
Occupa una superficie di 7 ettari.
Il nome deriva dalla famiglia De Bertoni di cui si hanno notizie nel Cinquecento come proprietaria della tenuta, contigua a quella dei Gonzaga.
Il bosco deriva da una porzione della tenuta di caccia dei Gonzaga, residuo della antica foresta che un tempo copriva questa zona della pianura padana e di cui una delle poche testimonianze è il vicino Bosco Fontana*.

http://stellasenzaglutine.com/2013/10/06/natura-a-mantova-il-bosco-della-fontana/

L’ultimo passaggio della tenuta fu ai conti D’Arco che la destinarono a residenza estiva con l’aspetto che si vede ancora oggi.
La passione per la botanica del conte Luigi D’Arco, naturalista e appassionato botanico, è testimoniata ancora oggi dalla presenza di esemplari secolari di piante provenienti da tutto il mondo: in particolare, un noce nero americano di oltre 270 anni d’età, il maestoso esemplare di Ginkgo biloba, più che bicentenario, che con i suoi 40 m di altezza svetta al centro di una radura in riva al laghetto e in autunno si colora di giallo oro intenso, il boschetto di magnolie americane e diversi grandi esemplari di ippocastani.
Dopo la scomparsa dell’ultima erede mantovana della famiglia D’Arco, la marchesa Giovanna, avvenuta nel 1973, il parco e tutti i beni dalla famiglia divennero proprietà della Fondazione D’Arco che affidò la gestione del Bosco Bertone al Parco del Mincio che ne curò il ripristino aprendolo al pubblico.
La disposizione di alberi, sentieri e zone acquose non è naturale ma risponde a criteri architettonici e di suggestione.
Il parco comprende oltre ad una zona boscosa, anche un piccolo laghetto, vari corsi d’acqua e una rete di vialetti.
Si possono vedere anche tre edifici di epoca ottocentesca: una villa padronale, delle scuderie e un edificio un tempo adibito a foresteria.
Attraverso le grandi vetrate è in mostra la prima delle tre carrozze originali della famiglia D’Arco, finalmente restaurata.
Al centro del boschetto si trova anche una ghiacciaia interrata dove un tempo veniva stivato il ghiaccio portato per fiume dalle zone montane.
Il bosco contava un migliaio di alberi ma nel 1994 durante un fortunale moltissimi furono rasi al suolo.
Il Bosco Bertone ospita inoltre dal 1994 il Centro reintroduzione della cicogna bianca.
Si tratta di un nucleo stabile di cicogne nidificanti ospitate in voliere e liberate dopo alcuni anni.
Alcuni esemplari si stabiliscono permanentemente nel parco, come è possibile vedere in grandi nidi sulle cime degli alberi e talvolta inducono esemplari selvatici a stabilirsi nella zona; altre migrano durante l’inverno per poi fare ritorno: il territorio è particolarmente idoneo per le esigenze della specie.

E’ stato creato anche un itinerario didattico denominato Bosco bambino sulla via di Lataste, che consente ai bambini di percorrere circa 200 metri di bosco, seguendo la rana di Lataste, da poco reinserita in questo territorio.

Spero con le mie immagini di aver trasmesso la bellezza e la serenità di questo luogo.
Alcuni scorci sembrano usciti da una tela degli impressionisti: luci e colori mutevoli ad ogni ora, giochi di ombre e riflessi che cambiano ad ogni spostamento….veri quadri all’aria aperta.

Mantova sarà anche piccola, ma è uno scrigno colmo di tesori!

Contest “Il bello del gusto”: tra i finalisti!!

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Sono nuovamente tra i finalisti di un contest, quello di Saporie.com “Il bello del gusto” con la ricetta:

“Sella di coniglio con mele, olive taggiasche e aceto balsamico, senza glutine”

http://stellasenzaglutine.com/2014/12/27/sella-di-coniglio-con-mele-olive-taggiasche-e-aceto-balsamico-senza-glutine/

Chi vuole sostenermi col suo voto lo può fare qui:

http://www.saporie.com/it/doc-cts-226-22724-22728-228-1.aspx

Ringrazio infinitamente!!

Contest “sfiziosissimo”: tra i finalisti!!

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Con mia grande soddisfazione mi ritrovo tra i finalisti del contest “Sfiziosissimo” di Saporie.com con la ricetta
“Saltimbocca di vitello senza glutine con prugne, uva e provolone” di cui avevo dato notizia qui

http://stellasenzaglutine.com/2014/10/28/saltimbocca-di-vitello-senza-glutine-con-prugne-uva-e-provolone/

Se volete sostenermi col vostro voto lo potete fare qui:

https://apps.facebook.com/saporiecontest/

Grazie!!

15 agosto 2014: in bicicletta alla Fiera delle Grazie

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Della Fiera delle Grazie ho già parlato l’anno scorso

http://stellasenzaglutine.com/2013/09/10/sacro-e-profano-alla-fiera-delle-grazie-risotto-con-il-cotechino-senza-glutine/

Quest’anno, scartata l’idea di andare in automobile, abbiamo deciso di provare il percorso in bicicletta: parte della ciclabile che porta al Santuario delle Grazie è stata inaugurata l’anno scorso.
Il tempo non promette bene, le previsioni mettono pioggia/schiarite/forse temporali, ma, sinceramente, a noi il cielo sembra abbastanza azzurro…
Il Santuario dista da casa nostra poco più di 10 chilometri: se guardiamo oltre il lago Superiore, dopo la chiesa degli Angeli, ancora un po’ più avanti, se la vista ci assiste, possiamo “immaginare” di vedere il Santuario delle Grazie e lì il cielo è limpido…
Ma forse la vera incognita sono io: pedalo, sì, ma non sono a mio agio nel traffico che si incontra in questi giorni sulle ciclabili (strette!). È come sciare sulle piste nere: la difficoltà non sta nella discesa ma nelle tante, troppe persone (almeno per me) che si incontrano; in bicicletta, a piedi, a gruppi, dietro ogni curva (ovviamente parlo di ciclabili).
Come mi trovo bene a pedalare sull’argine del Po, frequentato sì, ma strada larga, panoramica….
Comunque si parte, zaino in spalla senza dimenticare k-way e telefono supercarico: mi aspettano tanti scatti!!
Arriviamo senza problemi, il sole resiste, vento di traverso (esperienza di vela) e aria frizzantina nonostante l’ora: sono le 10.15 del 15 agosto!
Organizzazione perfetta: parcheggi non solo per auto ma anche per biciclette.
Ci incamminiamo verso il Sagrato dove i madonnari sono all’opera sotto il sole.
Anche il Vescovo di Mantova, il Sindaco di Curtatone e altre autorità passano a vedere il lavoro di questi artisti che sta prendendo forma. Prima del calar del sole le opere devono essere completate e si procederà alla premiazione.

Io ho già scelto la mia preferita, merita di vincere…vedremo..
Un ricordo immancabile di Straccetto e abbandoniamo il sacro per avventurarci tra il profano, superaffollato mercato di bancarelle di ogni specie.

Non le vediamo tutte, si è alzato un vento e potrebbe arrivare il temporale preannunciato, ma qualche acquisto ci può stare: dei vecchi libri di cucina mantovana, l’immancabile cotechino (garantito senza glutine dall’azienda) e il torrone, unico alimento senza glutine, con tanto di cartello esposto.
Di punti di ristoro per celiaci nemmeno l’ombra!!

Si ritorna, ci avviamo verso casa.
Il vento ha spazzato via la minaccia di temporale, il sole è tornato.
Un saluto d’obbligo anche al treno, nel caso non lo vedessimo abbastanza passare davanti a casa: abbiamo scelto di tornare sulla ciclabile che costeggia la ferrovia.
…ed eccoci arrivati: ce l’ho fatta: foto d’obbligo!!
E dopo questa pedalata e aver visto tanti addentare invitanti panini con il cotechino, uno senza glutine per noi ce lo vogliamo fare?

Isola di Trimelone: bellezza, leggenda e verità

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Lungo la sponda veronese dell’alto Garda, di fronte ad Assenza di Brenzone, nelle acque prospicienti lo Yacht club Acquafresca, dove è ormeggiata StellaMaris, a poche centinaia di metri dalla riva si trova l’isola di Trimelone.
Sfruttata nel corso dei secoli come rifugio per la gente del posto, durante le invasioni barbariche venne fortificata con un castello, abbattuto successivamente da Federico Barbarossa.
Nel 1909 diventò un distaccamento militare per fanti e bersaglieri e finita la prima guerra mondiale trasformata in un cantiere per lo stoccaggio di ordigni bellici.
Quest’isola è stata per molti decenni militarizzata ed adibita a polveriera naturale.

Nella notte del 5 ottobre del 1954 una forte esplosione distrusse almeno metà isola.
Fu talmente violenta da proiettare rocce e manufatti del peso di oltre 15 tonnellate all’interno del Lago di Garda, con una durata di tre giorni e tre notti, depositando su tutto il fondale attorno all’isola migliaia di ordigni e casse di esplosivo di ogni tipo.

Nel 1945, al termine della seconda guerra mondiale i militari della Wermacht tedesca, durante la ritirata verso il Brennero, scaricarono granate e proiettili nei pressi della riva orientale del lago, tra Malcesine e Riva, ma anche l’esercito italiano e americano avrebbero utilizzato il lago come discarica per armi ed esplosivo.

Nelle acque del lago vennero cercate anche casse contenenti reperti, oro e documenti riguardanti Benito Mussolini e la RSI.
A tal proposito si è creata una leggenda: come insegnano i pirati, i tesori si nascondono su un’isola e quest’isola potrebbe essere Trimelone….
Ad alimentare il mistero fu anche la coincidenza di una commissione di casse di legno fatta ai falegnami di Gargnano, caricate poi su imbarcazioni non certo per essere nascoste in acqua e quindi perché non custodite su Trimelone, pensata sempre come una fortezza?
Da immersioni fatte sotto l’isola sono emersi due enormi lastroni di pietra, privi della flora subacquea perché immersi da tempo relativamente recente e a cosa servivano se non per coprire con ostacoli inamovibili qualcosa di prezioso?

Non tutti rammentano che proprio l’isola di Trimelone è stata scelta da un rassegnato Mussolini per l’ultima intervista nella quale egli fa un resoconto della sua esperienza, prima della caduta finale.
Il 20 marzo 1945 il giornalista Ivanoe Fossani si trova nell’isola, dominata dai resti di un vecchio forte. Alla catena un feroce cane lupo di guardia che si calma solo con le carezze del duce.
Un’isola e un cane molto conosciuti da Mussolini…..come mai?….. l’esplosione notturna del 1954 potrebbe essere opera di ricerche e ritrovamenti di chi ne sapeva di più?

Tra il 2006 e il 2009, con il coinvolgimento della Marina militare italiana, dei carabinieri, di numerosi subacquei e dei militari di Legnago, furono trovati oltre centomila pezzi di artiglieria della prima e della seconda guerra mondiale; proiettili, granate, bombe incendiarie al fosforo e residuati bellici che furono successivamente fatti esplodere nelle cave di Torri e di Caprino.

Oggi l’isola di Trimelone è un’oasi ambientale, la Società botanica italiana ha classificato sull’isola pioppi, oleandri, seneci, sambuchi e rovi.
Si possono vedere ancora parte degli edifici militari: la vecchia caserma, il fortino e anche un piccolo porto ormai smantellato.
Sull’isola è in vigore il divieto di sbarco, di attracco, di pesca e di avvicinamento e all’interno delle casematte sono stoccati ancora centinaia di bossoli di ordigni e di spolette di ogni genere.

Trimelone, chiamata anche isola dei gabbiani, è ormai il regno incontrastato dei suoi unici abitanti, i numerosi gabbiani e cormorani che qui vivono indisturbati.

Per ammirare Trimelone in tutto il suo splendore la barca a vela è ideale: scivolando sull’acqua si possono sentire gli stridii dei gabbiani che osservano senza timore il passaggio silenzioso delle vele e, secca permettendo, ci si può avvicinare abbastanza per godere di questa natura selvaggia:
Grazie StellaMaris!

Ps: un particolare ringraziamento a chi ha condiviso sul web il suo sapere e le sue esperienze, che mi hanno permesso di apprendere molte cose, in parte qui scritte, arricchendo la mia cultura e l’interesse per questi luoghi a noi tanto cari!

Il mio primo contest: risultati

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Il contest a cui ho partecipato con questa semplice ricetta dettata dal cuore

http://stellasenzaglutine.com/2014/01/12/i-miei-biscotti-di-san-valentino-senza-glutine/

è terminato e ringrazio immensamente tutti coloro che mi hanno votato.
Non avrei immaginato così tanti apprezzamenti che mi hanno portato al secondo posto in classifica; tutto è andato oltre ogni mio pensiero e ne sono lusingata.
Grazie, infinitamente grazie!!

Per vedere la classifica finale:

http://www.saporie.com/it/doc-s-31-18820-1-i_dolci_del_cuore_ecco_i_vincitori%21.aspx

Il mio primo contest….e San Valentino senza glutine

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Sono in fase di sorpasso….ringrazio infinitamente tutti e se qualcuno ancora non lo avesse fatto e volesse votarmi …

http://www.saporie.com/it/doc-cts-226-17711-17715-228-1.aspx

Questa la mia ricetta:

http://stellasenzaglutine.com/2014/01/12/i-miei-biscotti-di-san-valentino-senza-glutine/

Qui la home page di saporie.com per seguire le votazioni…

http://www.saporie.com/